IL "MISERERE"


“Miserere”, il lamento che cerca la misericordia, il Sommo Poeta pronuncia proprio quella come prima parola nella Selva.
Se il Salmo, chiamato anche di Davide, come testimonia il titolo, stabilisce un nesso con il pentimento del re dopo il suo adulterio con Betsabea e la parabola di Natan (2Sam 11-12), questo costituisce un Canto di profonda espressione individuale e manifesta il pentimento di un uomo cosciente del male commesso.
Il Miserere non si riduce a una semplice implorazione di perdono: il testo altamente drammatico, riletto alla luce della storia del re Davide e della riflessione profetica, propone varie tematiche. Queste conferiscono al Salmo un ampio respiro, tale da superare l’esperienza individuale del peccatore, sino ad assurgere a canto universale di lode per la misericordia di Dio.
Il Miserere come poesia e supplica risuona in questo tempo di Quaresima che precede la Pasqua cristiana. E’ la supplica del re ma anche dell’uomo del nostro tempo, che è perduto, ma intraprende il cammino di conversione. Risuona per tutto il tempo, nel buio delle sere della domenica, al termine della Via Crucis, a Vico del Gargano; qui in quest’angolo di terra la tradizione popolare ha collocato la Via Crucis non al venerdì bensì nella domenica per consentire a tutti – contadini e borghesi, poveri e ricchi - di poter prendere parte alla pia devozione.
Risuona, nella sera, questo canto che lascia attoniti, di una bellezza straziante, cantato dagli uomini delle confraternite che già fanno pregustare nel cuore la delizia della speranza che è la Resurrezione di Cristo Gesù alla quale siamo chiamati a esserne partecipe.
La storia ci consegna la vicenda di un re fragile, capace di essere attratto dal male; di fronte al mistero del male, però il re sperduto si sbilancia verso la misericordia di Dio, che pende verso il suo popolo ricolmandolo di amore infinito.
Questo Canto di poesia è passato di bocca in bocca, da quella del Re e dei poeti d’Israele a quelle di miliardi di uomini che si sono succeduti nelle generazioni e continua a essere d’attuale insegnamento.
Così è avvenuto a Vico del Gargano, dove le confraternite hanno saputo annunziare nel corso dei secoli e ancora oggi, a tutta la comunità dei credenti, con i loro cori, per le strade del paese il canto del Miserere, di preparare il loro cuore a una vita nuova per accogliere Cristo Risorto.

Il Miserere accompagna poi ogni momento rituale della Settimana Santa a Vico del Gargano e trova il suo culmine nelle processioni del Venerdì Santo.
In quest’angolo di terra garganica come in altre regioni d’Italia gli uomini delle confraternite custodiscono questo sbilanciamento, questa poesia e prestano la loro voce potente e dolcissima. La loro violenta e innegabile forza che fa da contrappunto alla dolcezza contenuta nelle parole che invoca la Misericordia.
Come accade sempre la poesia, quando è grande, non resta confinata in un genere letterario, ma torna a farsi viva vigorosa e prende corpo; la sera, nelle domeniche di Quaresima attraverso gli uomini che prestano la loro voce. Queste parole millenarie e future, le uniche adeguate per noi, re bambini, sperduti nel mistero dell’esistenza “miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam …”
L’esecuzione nella versione “letta” dell’Ufficio delle Tenebre del Mercoledì Santo e del Giovedì Santo, prevede l’esecuzione completa del salmo, con alternanza nel canto tra solista, coro e organo. Nella versione in uso nelle processioni del Venerdì Santo sono intonati solo i versetti polivocali dispari.
Il canto è prevalentemente a due parti. Un incipit monodico è realizzato dalla prima voce solista che espone la prima parola del versetto; dopo una breve pausa una seconda voce solista articola alcune vocali nonsense, prima dell’entrata di tutto il coro, che procede in maniera omoritmica (contrappunto) con intervalli di terza e di quinta, tranne che in fase cadenzale sulla parola “Deus” in cui si formano 2 triadi in stato fondamentale.

Miserere mei Deus (Salmo 50)

Miserere mei, Deus, secundum magnam
misericordiam tuam.
Et secundum multitudinem miserationum tuarum, dele iniquiatatem meam.
Amplius lava me ab iniquitate mea:
et a peccato meo munda me.
Quoniam iniquitatem meam ego cognosco:
et peccatum meum contra me est semper.
Tibi soli peccavi
et malum coram te feci:
ut justificeris in sermonibus tuis,
et vincas cum judicaris.
Ecce enim in inquitatibus conceptus sum:
et in peccatis concepit me mater mea.
Ecce enim veritatem dilexisti:incerta et occultasapientiae tuae manifestasti mihi.
Asperges me hyssopo, et mundabor:
lavabis me, et super nivem dealbabor.
Auditui meo dabis gaudium et laetitiam:
et exsultabunt ossa humiliata.
Averte faciem tuam a peccatis meis:
et omnes iniquitates meas dele.
Cor mundum crea in me, Deus:
et spiritum rectum innova in visceribus meis.
Ne projicias me a facie tua:
et Spiritum sanctum tuum ne auferas a me.
Redde mihi laetitiam salutaris tui:
et spiritu principali confirma me.
Docebo iniquos vias tuas: et impii ad te
convertentur.
Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis
meae: et exsultabit lingua mea justitiam tuam.
Domine, labia mea aperies:
et os meum annuntiabit laudem tuam.
Quoniam si voluisses sacrificium, dedissem utique:holocaustis non delectaberis.
Sacrificium Deo spiritus contribulatus:
cor contritum, et humiliatum,
Deus, non despicies.
Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Sion:ut aedificentur muri Jerusalem.
Tunc acceptabis sacrificium justitiae,
oblationes, et holocausta:
tunc imponent super altare tuum vitulos.

- Testo a cura di Nicola Parisi, tratto dal sito http://www.fuoriporta.info.
- Foto tratte dal web.